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30 | l'altare del passato |
Mio zio, a tavola, aveva un volto convulso, quasi cianotico; m’ammonì solennemente:
— È proprio così. Evita di salutare quelle signore, anche quando le incontri per le scale. Il cielo ci vuol provare mettendoci a contatto di gente sciagurata. Da parte tua non sarà mai troppo il riserbo.
Promisi. E il giorno dopo, quando vidi passare sulla piazza il giovane sciagurato, esposi, agitai per un secondo dietro i vetri di questa stessa finestra, una stampa del Generale. Il giovane vide, si fermò trasecolato. — Non dimenticherò la mia espressione mai più — s’avvicinò ai vetri: io sorrisi e scomparvi.
Il giorno dopo egli passò indossando la camicia rossa. Era la prima volta ed era un omaggio che faceva a me: fu uno scandalo in paese. Io deliravo, in silenzio; deliravo non per lui, ma per la sua divisa, per quanto di garibaldino emanava dalla sua figura; amavo in lui — che m’era sconosciuto e indifferente — l’Eroe dei miei sogni. E non potergli parlare!
— Quello spudorato ostenta in paese la divisa sacrilega. Il cielo saprà punirlo.
Ohimè, il cielo precipitò le sorti in tutt’altro modo e favorendo il nostro idillio silenzioso con una catastrofe inverosimile.
Da qualche giorno si sentiva in casa uno