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Garibaldina 25

gno intarsiato, desiderabilissimi, alcune tele di pregio; e tutte queste cose profanate dai sopramobili di mezzo secolo di cattivo gusto: fiori e frutti sotto campane, uccelli imbalsamati, ecc. Tutti gli arredi indispensabili dei salotti atroci. Miniature, dagherrotipi, fotografie a profusione deturpavano il ricco damasco delle pareti, viola a losanghe gialle, e alle due estremità due grandi oleografie: Pio IX e Leone XIII — omaggio allo zio defunto — stavano di fronte a Vittorio Emanuele II e Garibaldi, omaggio al defunto marito.

Udii un passo giù per le scale, nel corridoio: ecco la vecchia. Ma non era una vecchia che mi fissava dalla porta. Eretta sulla persona snella, i capelli divisi in due bande lustre — quei capelli castani e lisci che non diradano e non incanutiscono mai — la signora Ortensia mi guardava dalla porta ed il suo volto sembrava un volto giovane, lievemente truccato da “madre nobile„ da un filodrammatico maldestro. Tanto che la riconobbi subito, da una miniatura fissata a lungo poco prima, alla parete.

— Per carità! Badi che non l’ho chiamato qui per farmi dei madrigali! Quella miniatura ha cinquant’anni precisi. Ne avevo diciotto. Ma prima di tutto, mi dica, come mai s’è fatto desiderare due anni. Che cosa temeva?