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L'altare del passato 15


— Grazie, caro. Offri un amaro a me, una pasta a Khy-San.

Seduti in disparte, presso una grande vetrata che dava sulla via turbinosa, io tenevo sulle ginocchia la canina giapponese, una meraviglia di grazia e di bruttezza.

E guardavo fuori, al dì là delle case nuove, un grande spiazzo di quartieri demoliti; e nella desolata tristezza dei ruderi, delle aste, delle palizzate, riconobbi ad un tratto la casa del mio amico d’infanzia, già distrutta per metà, distinsi le colonne d’ingresso, il gran balcone centrale.

— Signora, lei ha conosciuto i conti X...?

Ella ebbe un moto con le due mani e un largo sorriso.

— E quanto! La contessa fu tra le mie care amiche.... Adorabile creatura! Era Dama di Maria Cristina. Morì giovanissima di mal sottile. La Regina la pianse, come una sorella....

— Ma lui il conte Fiorenzo....

La signora non sorrise più.

Tolse dalle mie ginocchia, accoccolò sulle sue Khy-San che guaiva, mormorò con voce mutata:

— L’homme aux cinqcent maîtresses....

— Cinquecento.

— Se non tante, molte davvero.... Molte ne ho conosciute anch’io....