Pagina:Gozzano - L'altare del passato, 1918.djvu/189


La Marchesa di Cavour 179


La noia dei salotti secenteschi torinesi fu un bel mattino rallegrata da una novella incredibile.

La Duchessa è fuggita dal Palazzo.

Dov’è? Fuggita? Ma no! È a diporto a Moncalieri. A Druent. Ritornerà domani. Non ritornerà mai più.

Non ritornerà mai più! S’è accorta di tutto finalmente! Ha sorpreso il Duca con la Marchesa. Finalmente!

Il Duca aveva lasciato la Corte l’altro giorno per la Veneria dicendo d’aver ritrovo di caccia col cugino, l’abate Visconti, che veniva da Milano. La duchessa era rimasta a Torino accusando vapori al cervello, mettendosi a letto, facendosi anzi praticare due salassi consecutivi dal dottor Vinadi, che le prescrisse riposo per quindici giorni. Invece, nella notte successiva la Duchessa fu vista arrivare alla Veneria alle tre del mattino, in una berlina da viaggio, seguita da due governanti e da quattro staffieri. Balza al portone. Le guardie le proiettano in volto la lanterna rossigna, allibiscono, vietano il passo supplicando, implorano quasi piangendo la Duchessa di non salire: ne va della loro vita! La Duchessa legge la verità negli occhi dei soldati tremanti, spezza la catena delle braccia robuste, balza su per le scalee, irrompe nelle sale.