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Torino d'altri tempi | 165 |
Là sotto le arcate imbandierate e infiorate attendono le quattro berline di viaggio sulle quali bisogna salire fra pochi secondi: non più graziose berline dorate ma grandi carrozze fosche e disadorne.
Il corteo s’arresta presso la porta. Bisogna scendere con la Marchesa di Cinzano, con la Contessa di Salmour, con il Marchese di Bianzè, bisogna passare con i compagni di viaggio nei tristi veicoli non più di gala. Un tappeto infiorato segna il breve percorso....
Ma la bela Carolin che tormenta da mezz’ora la mano della Regina, s’è ora afferrata al braccio di lei e quando il Conte Lamarmora apre lo sportello e l’invita a scendere, la piccola si getta al collo della madre, disperata, folle. Il fratello è costretto a sciogliere le braccia di lei a forza come si spezza una catena; a forza la fanno scendere, le fanno attraversare il breve spazio giuncato di fiori, reggendola alle spalle, costringendola al passo, portandola quasi di peso nella carrozza da viaggio. E là dentro la bimba si vede perduta.
— Maman! maman! — grida protendendosi dagli sportelli mentre le quattro carrozze s’aprono il varco tra la folla. — Maman! maman!
Ohimè, la madre, gli amici restano indietro, ritornano nelle berline dorate verso la Reggia,