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come quell’orlo di miele che si mette sul calice della medicina troppo amara....

Fuori di Porta Nuova la folla si estende fino al parco del Valentino e dinanzi al Castello, “passatempo delle Dame„, il corteo si ferma ancora una volta per un altro rinfresco e per ricevere il complimento del poeta Pancrazio Da Bra, arcade di bella fama nell’Accademia degli Incolti. S’avanza costui in sembianza del fiume Po, seminudo, con manto di drappo d’oro e capelli a guisa d’alga ed è seguìto dalla Dora fanciulla vestita a guisa di ninfa con le chiome sparse e incominciano un dialogo in versi dove il Po dimostra alla Dora sconsolata per la dipartita della Principessa la necessità che lo splendore della Casa Sabauda s’estenda oltre ogni confine....

Di che bell’astro il nostro ciel si priva!

La bela Carolin s’annoia mortalmente alle interminabili ottave accademiche, sbadiglia, s’abbuia, guarda altrove, s’alza impaziente invano trattenuta dalla madre e dalla cognata. E l’amarezza del distacco, la realtà dell’ora triste la riprendono ancora e le stringono al cuore distratto per poco.... Il suo volto si vela d’angoscia quando il corteo riesce alla Porta di Po.