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Torino d'altri tempi 163


Il corteo regale s’avanza. Dame, cavalieri gettano di continuo a piene mani le dragees nuziali, i grossi confetti settecenteschi detti giuraje. E la folla s’accalca, fluttua, acclama. La sposa protende le mani e mille mani si protendono affettuose in una stretta d’ultimo addio.

La bela Carolin!

La Piazza San Carlo è convertita in una sala immensa, “sta una tavola ivi disposta la quale fa vedere un corpo di bacili di confetti canditi e di molte sorti di paste zuccherate e frutti molto lontani dalla stagione. I bacili suddetti, guarniti a piramidi nella sommità, dei quali vagamente pompeggiano stendardi con armi e cifre, il tutto regalato di fiori con una piramide sostenuta da quattro tori argentati carichi di confetture. Per finimento godono le Altezze Reali dell’apparato più con gli occhi che con la bocca e prendono gran piacere in vedere a dare il sacco di detta tavola e dare la scalata alla piramide fruttata e inzuccherata„.

La sposa giovinetta ride a quel gioco, ride fino alle lagrime della folla che corre, sale, rotola, schiamazza. La sposa ha tutto dimenticato e pensa che la vita prosegua così in un corteo dorato e infiorato tra una moltitudine gaia e plaudente. L’allegrezza dell’ora è per lei