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L'altare del passato 7


Aveva una grande simpatia per me e mi prediligeva al nipote.

Forse la sua vecchiaia di sognatore intuiva nella mia infanzia strana, inquieta, curiosa, i germi della futura tabe letteraria....

Nelle lunghe passeggiate in città od in collina lo assalivamo di perchè, tormentandogli le mani se indugiava nella risposta, e ricordo ancor oggi — ammirando — la profondità di certe sue spiegazioni, la chiarezza poetica con la quale ci rendeva facile il congegno del parafulmine o del telefono, la metamorfosi del maggiolino, l’anatomia del fiore.

Ma il sancta sanctorum della nostra curiosità erano le sue stanze.

— Chez monsieur le Comte! — diceva premurosa la servitù.

— L’appartement du Grand-Papa! — diceva il mio amico, l’indice al labbro, misteriosamente.

Per giungervi bisognava percorrere tutta la casa; una grande doppia porta dava nello studio, la sala del balcone fiorito. L’ambiente severo ed elegante rivelava il sognatore ed il raffinato, lo studioso e l’uomo mondano. Da un lato una