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nel quale Giuseppe D’Arimatea avvolgeva il corpo del Redentore deposto dalla Croce. E mille labbra cantano il Te Deum, e mille mille occhi fissano la duplice immagine del Corpo Divino. Dal mattino si officia di continuo all’aria aperta nella luce del sole; tutto il popolo prega ad alta voce per la giovinetta sabauda che partirà tra poche ore per la terra lontana. Tra i colonnati barocchi dell’alta loggia scintillano le mitre vescovili, spiccano i damaschi e le sete, le porpore, gli zibellini: è adunato tutto l’alto Clero della Metropolitana, i Cavalieri dei SS. Maurizio e Lazzaro, i Cavalieri della SS. Annunziata, i Canonici, i Diaconi, i Mazzieri, i Caudatari, i Sindaci, i Decurioni....

Ma la bela madamin della canzone?

Il baldacchino reale è deserto. La Corte s’è ritirata da poco per le ultime cerimonie di Palazzo e le udienze di congedo.

La bela madamin!... Voglio vederla....

Entro nella Reggia. Ohimè, non è facile nemmeno per un puro spirito invisibile e imponderabile, non è facile trovare una principessa nella sua vasta dimora. Seguo il grande atrio a sinistra, salgo, scendo, mi smarrisco, riesco nella Cappella del SS. Sudario, salgo lungo la grande scala di marmo nero alla sala degli Svizzeri, attraverso la sala degli Staffieri, la sala dei