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Il martire vendicato 139

inferiore, non sorretta dalla volontà, s’abbassava; cadeva lasciando aperta la bocca in un abbrutimento supremo. A tratti la sciagurata si scuoteva, chiudeva la bocca, ma le forze l’abbandonavano quasi subito, la mascella si riabbassava lentamente, come nei cadaveri. Quel gioco alterno e gli occhi — occhi di belva ferita a morte — s’impressero nel mio ricordo fra le cose spaventose e bellissime.


Ripensavo a quegli occhi giorni dopo, in pieno Mar Rosso, all’altezza del Monte Sinai, mentre tutti i viaggiatori puntavano cannocchiali e binoccoli verso la vetta biblica. Passeggiavo col dottore, ma non l’ascoltavo; quegli occhi mi perseguitavano dandomi un brivido di terrore troppo forte che mi incuriosiva, mi inquietava come una musica che non si ritrova, una cifra che non si ricorda.... Ad un tratto passò nel buio della mia memoria uno di quei raggi obliqui che tagliano le tenebre d’una stanza chiusa. Mi fermai col respiro e la parola mozza.

— No! No! Mi dica, dottore: quella negra.... il nome....

— Señora.... Señora Vinca De Jcaza.

— Che c’è? Si sente male?

— No! No! Il nome di lei, del padre....