Pagina:Gozzano - L'altare del passato, 1918.djvu/126

116 l'altare del passato


— Il dolore, il dolore anche qui, eternato nella pietra dura!

Cercai la luna, in alto, per dimenticarmi in una cosa morta per sempre, in una cosa che non soffre più, che non soffrirà mai più.

— Eleanor! Eleanor!

Ah! Perchè non l’avevo vicina? Perchè non aveva consentito al convegno?

Fissai il cielo a lungo, troppo a lungo. Quando abbassai gli occhi vidi il disco lunare moltiplicarsi in rosso ovunque posassi lo sguardo; chiusi gli occhi, li premetti a lungo con le dita per cancellare dalla palpebra interna l’immagine del disco sanguigno. Giungeva nel silenzio La chanson triste di Sinding, il notturno prediletto di Eleanor. La sua anima era veramente vicina? Certo la sua amica l’udiva anch’essa, dalla sua veranda fiorita, ma non soffriva come me! La mia amica infelicissima conosceva il segreto d’esser felice!

E il piccolo evocatore lontano moltiplicava gli effetti imprevisti e la musica m’era vicina come se le corde mi vibrassero nelle orecchie. Ma udivo anche un passo lieve lungo il pronao. L’importuno s’arrestò due, tre volte alle mie spalle, con un fruscìo che sembrava cadenzato col ritmo musicale. E non volli sollevare il volto dalle mani. Non sollevai il volto nemmeno