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Alcina | 107 |
— E che cosa fanno all’Hôtel?
— Mi dimenticavo di dirvi. Preparano un concerto a Nino Karavetzky il prodigio di nove anni; suonerà nel Tempio, al plenilunio di domani.
— Tutti gli anni fanno qualche cosa di simile, — disse Eleanor abbuiandosi, — Fanno scorso la colonia preparò una festa amena. Lampioncini veneziani dall’una all’altra colonna, razzi, fuochi di bengala, danze, e Vedova Allegra.
— L’idea di quest’anno è meno scellerata.
— Scherzo, conosco il piccolo Karavetzky. L’ho sentito l’estate scorsa al Conservatorio di Bruxelles. È più che un enfant prodige. È un rivelatore. Sarò felice di sentirlo.
— Oh! Che piacere! Allora verrete anche voi!
— Non verrò. Lo sentirò di qui. Sentirò benissimo le parole del violino e non i commenti delle signorine Raineri e di Madame Delassaux.
Fui schiettamente addolorato del rifiuto reciso. Tentai la mia amica insistendo, porgendole il programma.
— Guardate, guardate che delizia.
Essa lo scorse, lo commentò da fine intenditrice.
— Delizioso. Ma non verrò.
— Oh! Cara Eleanor, quanto m’addolora il