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102 | l'altare del passato |
Grecia, a Girgenti, tra le ruine dell’antica Acragante, “la bellissima tra le città mortali„, la patria di Terone e di Empedocle, vergognandomi in cuor mio d’esser giunto quasi a trent’anni ignorando quella gloria del nostro cielo.
Salivo ogni giorno alla “Buona Sosta„. La parola di Miss Eleanor era un incanto. Parlava l’italiano con la correttezza forse troppo letteraria dei forestieri che hanno studiato a fondo la nostra lingua, ma il lieve accento esotico insanabile, dava una grazia tale che sovente godevo la sua voce, senza seguire il senso delle parole.
— La cosa che non varia! Il testimonio che assiste!... cara, cara Eleanor, penso che con tutta la vostra bontà non potrete far nulla per me. La fede non si consegue col ragionamento. È una grazia.
— La fede! — sospirò la mia amica volgendo lo sguardo sullo scenario di pietre colossali che ci stava dinanzi, — la fede! Quella che muove i macigni, che fa tutto possibile, tutto.
— Tutto? — mi domandai; e istintivamente, senza volgermi a guardarla, pensai la miserabile persona gibbosa, alta come uno sgabello, lo scherzo atroce della natura scellerata.