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DE GUSTIBUS NON EST DISPUTANDUM | 87 |
Ventre mio, non v’è più festa;
Ti prepara a digiunar.
Oh che dura legge è questa,
Far l’amore, e non mangiar!
Quegli occhietti - vezzosetti
Ponno il cuore consolar.
Ma i capponi, - ma i piccioni,
Ventre mio, s’han da lasciar!
Far l’amore, e non mangiar! (parte
SCENA IV.
Artimisia, poi il Cavaliere.
Far patir l’appetito a un mangiatore,
Far che trionfi della gola amore.
Nulla di lui mi cal. Sol nel mio petto
Qualche tenero affetto
Pel cavalier di Roccaforte io sento.
Ma ho piacere anche a lui di dar tormento.
Eccolo, è allegro in viso. Signor no,
Non mi piace così. Se mi vuol bene,
Dee soffrire per me tormenti e pene.
Cavaliere. Idolo del cuor mio...
Artimisia. Che bella grazia!
Che parole affettate!
Idolo del cuor mio! Voi m’annoiate.
Cavaliere. Questa espression d’amore
M’è venuta dal cuore. Ah, lo sapete
Se il mio labbro è sincero,
Se v’adoro, mio ben...
Artimisia. No, non è vero.