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DE GUSTIBUS NON EST DISPUTANDUM 83
Cavaliere. Dunque m’insuperbisco,

Di questi versi miei. Ciascun si vanti
Del suo gusto parzial, li legga e canti.
(dà un foglio ad Artimisia
(Tutti s’alzano, ripeton la canzone suddetta; indi partono
tutti, fuorchè Artimisia e Rosalba.

SCENA II.

Artimisia e Rosalba.

Artimisia. Voi, cugina garbata,

Vi dilettate di giocar. Badate
Che dovrete pagar, se perderete;
Poichè, se nol sapete,
Gli uomini han ritrovato,
Quando giocan con noi, la bella usanza,
Che il non farsi pagar sia un’increanza.
Rosalba. Credetemi, non soglio
Nè per vizio giocar, nè per diletto.
Non so dir per qual cosa io senta 1 affetto.
Tutto mi piace, e niente mi dà pena.
Faccio quel che di far mi vien promosso,
E contento ciascun, se farlo io posso.
Artimisia. Bravissima! in tal guisa
Gradendo 2 tutti, e non negando mai,
Voi vi farete degli amici assai.
Rosalba. Questo è il mio gusto.
Artimisia.   È il mio tutto all’opposto.
A voi ve lo confido:
Godo a far disperare, e me ne rido.
Fingo d’esser gelosa, e non lo sono:
Dar altrui gelosia mi dà diletto.
Chi ha per me dell’affetto,

  1. Zatta: sento.
  2. Fenzo e Ghislandi: gradindo.