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610 ATTO TERZO
Per eccesso d’amor.

Madama.   Fu un’insolenza.
Meco più non vi voglio.
Carpofero.   No? Pazienza. (piange
Madama. (Piange quel disgraziato, e si dispera).
Carpofero. Sì, voglio andarmi a vendere in galera.
Madama. (È capace di farlo).
Carpofero.   Traditora,
Del povero cor mio...
Basta... sì, morirò... pazienza... addio.
Madama. Fermatevi.
Carpofero.   Volete
Vedermi cascar morto?
Madama. Fare a me un simil torto?
Carpofero.   Son pentito.
Madama. Sarei, se vi credessi,
Debole troppo, e stolta;
Vi pentiste così più d’una volta.
Carpofero. Giuro, e se il giuramento io faccio invano,
Possa per sempre diventar soprano.
Madama. Dal capo non potete
Trarvi la gelosia.
Carpofero.   Ve lo prometto,
Abborrisco, detesto il mio difetto.
  Se mai più sarò geloso,
  Mi punisca il dolce nume.
  Che dei vino è protettor.
Madama.   Se più turbi il mio riposo,
  Se ritorni al tuo costume,
  Vuò strapparti in seno il cor.
(a due   Ah crudel! non ingannarmi.
  Sento il core palpitarmi.
  Oh che pena! oh che dolor!
Madama.   Che dirai, - se mi vedrai
  A girar per la città,