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ATTO TERZO.

SCENA PRIMA.

Camera.

La Contessa, il Marchese il Barone.

Contessa. Tutto, tutto capisco;

Maraviglio, stupisco,
Che cavalieri, come voi gentili,
Si perdan dietro a femmine incivili.
Marchese. Questa è la prima volta,
Che il mio cor da una donna acceso fu,
E certamente non mi accendo più.
Barone. Faccio un’egual protesta:
Anche per me l’ultima volta è questa.
Contessa. Per un sì tristo esempio,
Della donna pensar mal non conviene.
Quando il merta, si dee volerle bene.
Io son libera ancora,
Non mi piacque gran cosa il far l’amore;
Ma niun si può doler di questo core.
Marchese. Se degnaste, signora,
Forse mi esibirei...
Barone. Per voi forse ad amar ritornerei.
Marchese. Ma questa poi, barone,
Voler per tutto, ove son io, cacciarvi...
Stanco è lo sdegno mio di tollerarvi.
Barone. Compatitemi, amico, io son così;
Quando vedo una donna,
Sia signora o plebea, sia brutta o bella,
Mi sento ardere il seno,
E son costretto a vezzeggiarla almeno.
  Suonar voglio il tamburo,
  Vuò batter la raccolta,