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570 | ATTO PRIMO |
Giacinta. Sì poverino.
(Mi ha donato egli pure uno zecchino). (da sè
Madama. Via, badate che facciano
I servitore il suo dover; che espongano
L’argenteria, le gioje,
Gli orologi, gli astucci.
La libreria da viaggio.
La musica più scelta e più perfetta,
La scimia, il papagallo e la spinetta.
Carpofero. Ed io dovrò...
Madama. Dovrete
La guardia far, perchè non sia rubato.
Carpofero. E voi frattanto...
Madama. Ed io
Far con i cavalieri il dover mio.
Carpofero. Se mi credono fratello,
Non sarà vostro onore,
Che mi vedano a far da servitore.
Madama. Non sarebbe gran cosa,
Che d’una virtuosa
Si vedesse il fratel far da staffiere...
Presto andate, che viene il cavaliere.
Carpofero. Ma quando avrò finito?
Quando sarete mia?
Madama. Quando vi passerà la gelosia.
Carpofero. (Ah, vuò far quanto posso,
Per divenirle sposo.
Vuò studiar di non essere geloso). (parte
SCENA XI.
Madama, indi Marchese.
Lo sposerei, s’ei fosse più corrente: