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542 | ATTO TERZO |
SCENA VI.
Lavinia, il Conte e la Lena.
Lavinia. Sentite? Ei vi ha sfidato.
Conte. Eh ditegli, signora, che ho burlato...
Lavinia. Sì, sì, già ve lo credo.
Conte. Io Per amore
Guerra non voglio far. Ho cento belle
Che mi corrono dietro; e posso sciegliere
La ricchezza, il decoro e la beltà,
E son sicuro della fedeltà.
Lavinia. Sì, le ricche, le belle
Facili a ritrovare io vi concedo;
Ma le fedeli poi tanto non credo.
Fra tante e tante
Vaghe donzelle
Che v’innamorano,
Poche son quelle
Che a un solo amante
In petto serbano
Fedele il cor.
Con dolce vezzo
Pria vi lusingano,
Poscia1 al disprezzo
Sovente passano;
E più non curano
Del vostro amor. (parte
SCENA VII.
Il Conte e la Lena.
Conte. Di questo io me ne rido:
E so essere anch’io fido, e non fido.
- ↑ Così Zatta, Nell’ed. Geremia: Poi.