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516 ATTO SECONDO
Quel che nella cascina abbiamo fatto:

Dieci libbre di burro,
Quattro forme di cacio, e sei ricotte,
Fatte da queste belle giovanotte.
Cecca. Le mie saran più buone.
Lena. Le mie saran migliori.
Cecca.   Ho buona mano
Nel far le ricottine.
Lena. Tutto fo bene colle mie manine.
Pippo. Certo, signora sì,
La Lena è una ragazza che consola;
Tutto fa ben, fuor d’una cosa sola.
Lena. Taci tu, che non c’entri.
Lavinia.   E che ti pare,
Ch’ella bene non faccia?
Pippo. Domandatelo a lei, la crudelaccia.
Lavinia. Ho capito; tu l’ami.
Ella non corrisponde.
È ver?
Pippo.   Signora sì.
Lavinia.   Lena, perchè?
Lena. Perchè vuò far quel che mi par a me.
Lavinia. Si risponde così? Sai tu chi sono?
Lena. Vi domando perdono. (mortificata
Pippo. Così colla padrona non si parla. (alla Lena
Berto. Via; non bisogna poi mortificarla. (a Pippo
Lavinia. Ragazze mie, gli è tempo
Che prendiate marito.
Un qualche buon partito
Ritrovare convien, che vi sia grato.
Cecca. Per me, signora, me l’ho ritrovato.
Lavinia. Voglio saperlo anch’io.
Cecca. Sarebbe il genio mio,
Se voi vi contentate,
Questo giovine qui, che voi mirate. (accenna Berto