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506 ATTO PRIMO
Conte. (Chi è questo sol sì bello,

Ch’empie la stanza di novel splendore?) (da sè
Lena. (Chi è mai questo signore?
Se non vien la padrona, io vado via). (da sè
Conte. Non so dir s’ella sia
Cintia, Venere, o Clizia, o Luna, o Stella:
So che piace a’ miei lumi, e so ch’è bella.
Lena. Meglio è ch’io me ne vada. (in atto di partire

Conte.  
Ah no, fermate.

Ninfa, non mi private
Della gioia che in voi lieto respiro.
Vaglia per trattenervi un mio sospiro.
Lena. Avete qualche mal?
Conte.   Sì, nel mio cuore
Amoroso veleno infonde amore.
Lena. Se siete avvelenato,
Lontan col vostro fiato
State dal labbro mio,
Che non vorrei avvelenarmi anch’io.
Conte. Ah, volessero i numi
Che fuor da questi lumi
Escir potesse avvelenato strale...
Lena. Ah, non vorrei che mi faceste male.
Conte. Anzi ben vorrei farvi:
Amarvi, venerarvi,
Adorarvi, e il cuor mio tutto donarvi.
Lena. Signor, con tanti arvi
Non so s’abbia a dolermi, o ringraziarvi.
Conte. In voi la crudeltà
Possibil che s’asconda,
Come l’aspide rio tra fronda e fronda?
Lena. (Non intendo parola). (da sè
Conte.   Idolo mio,
Dite di sì, o di no.
Lena. Che volete che dica? io non lo so.