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lo intitolò La Prelendue veuve ou l’Époux magicien, 1737. A Napoli tradusse la commedia inglese per una recita privata il principe di Sansevero; e la rimaneggiò il Lorenzi per farla comparire sul Teatrino di Corte (v. Opere teatrali di Giamb. Lorenzi, Napoli, 1820, t. IV, p. 3). Il Tamburo fu poi ridotto in versi dal poeta napoletano e musicato dal Paisiello (Napoli, 1773 e ’84); e venne infine rimaneggiato dal Bertati (Il tamburo notturno, Venezia, 1773 e Parma ’78) e dal fratello del maestro Boccherini (Vienna, 1774: v. U. Rolandi, Il librettista del "Matrimonio segreto”, Tricase, 1926, pp. 21 e 98-99): ma ormai il Conte Caramella era da più anni scomparso dai teatri. Il Goldoni non ha dunque il pregio dell’originalità: tuttavia la scena ricordata sopra e molte altre fra le più vive sono di sua invenzione.

Ritorniamo alla Diavolessa. Per aggiungere varietà e comicità alla farsa, l’autore immagina il grossolano equivoco di don Poppone che scambia il conte e la contessa con i due avventurieri. Ciò porge occasione al Goldoni di pungere un pochino la nobiltà e il cicisbeismo (v. per es. le ariette delle scene 7 e 9 e l’ultima del | atto). Dorina insuperbisce tosto, come Nerina e Lesbina nelle Pescatrici (vol. XXVIII) o come Lisetta nel Mondo della Luna (vol. XXVII), e assume il tono di dama faccendiera: "So favellare anch’io con labbro sciolto. - So dire e comandare, - E volere e mandare, - E passeggiare altera, - E minacciar severa, - Difendere, proteggere - Decidere, correggere, - E so come si fa, - E so anch’io sostener la gravità" (a. II, sc. 5). Ricordiamo anche il servo Floro nel Finto Principe (vol. XXVII). La graziosa canzonetta veneziana nella scena 10 dell’atto II fu riprodotta dal Malamani nel Settecento a Venezia (La Musa popolare, Torino-Roma, 1892, pp. 131-133). Propria del tempo è la solita scenetta di riconciliazione fra Giannino e Dorina, scena 8, atto III. Un personaggio abbastanza originale e arguto, ma accennato appena, è il locandiere Falco. Nessuna novità offre la servetta Ghiandina che, manco dirlo, sposa il rimbambito padrone. Libretto a malapena mediocre.

La prima rappresentazione, segnata dal Gradenigo ne’ suoi Notatorj, avvenne a S. Samuele la sera del 15 novembre 1755. L’anno dopo la Diavolessa fu eseguita a Lipsia, a Dresda e a Praga: nella prima e nell’ultima città col titolo: Li vaghi accidenti fra amore e gelosia (v. Piovano e Sonneck). Riapparve a Roma nel teatro Capranica, nel carnevale del ’57, ridotta a farsetta a quattro voci, in due parti (G. Pavan, Saggio di cronistoria - Il T. Capranica, in Rivista Mus. It., 1922, p. 434). Ai 7 gennaio 1759 si cantò a Bologna. Scrive nel suo Diario il Galeati: "Nel T. Formagliari cominciò l’Opera giocosa in Musica intitolata Il D. Poppone”: biglietto soldi 15". "Il suo vero titolo era: La Diavolessa, ma non fu admesso da’ Superiori, e fù mutato in D. Poppone”. Alle note del Galuppi aveva aggiunte le sue il maestro Nicola Calandra. Altre rappresentazioni troviamo a Norimberga il 12 gennaio 1763 (v. Piovano) e a Vienna il 18 luglio 1772 (Hofburg-Theater, con musica del m. Joseph Barta: v. Musatti) e nel carn. 1797 (?) a Pesaro (v. Piovano). — La partitura di Baldassare Galuppi giace nella Biblioteca Palatina di Vienna (ms. 18070: v. Fitner, t. IV, p. 139): la sinfonia fu impressa a Lipsia nel 1757 (v. Piovano).

La compagnia che cantò nella stagione 1755-56 a S. Samuele, era com-