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476 ATTO TERZO


SCENA III.

Il Conte e la Contessa.

Contessa. Il misero è ingannato.

Conte.   Io lo previdi,
Che il facea delirar qualche pazzia.
Contessa. Prima ch’altri ci turbi, andiamo via.
Conte. Senza veder nemmeno
Napoli, che a goder venuti siamo?
Contessa. A Roma ritorniamo.
Vedo che il fato al mio piacer contrasta.
Ho goduto finor tanto che basta.
  Più bel diletto
  Sperar non oso,
  Oltre l’affetto
  Del caro sposo,
  Che a me fedele
  Conservi il cor.
  Torniamo, o caro,
  Nel patrio nido,
  Che ’l dubbio amaro,
  Che siete infido,
  Rende crudele
  Lo stesso amor. (parte

SCENA IV.

Il Conte solo.

La compatisco, e compiacerla io voglio.

Non è piccolo imbroglio
Quello in cui m’ho trovato.
Vissi finor beato,
Fido alla sposa mia nel mio paese;
Perchè perder la pace a proprie spese?