Ed io, signor, non ve ne abbiate a male,
Io non voglio servire una rivale.
Poppone. Chi v’ha detto?...
Ghiandina. So io quel che ragiono;
Sorda e cieca non sono.
In fatti, lo confesso da me stessa,
Devo ceder il loco alla contessa.
Poppone. Ma... non è ver...
Ghiandina. Eh, sì signor, ch’è vero.
Ho veduto, ho sentito;
So dei teneri affetti,
E so che le faceste i regaietti.
Poppone. (Come lo sa?)
Ghiandina. Però mi maraviglio
Veder da voi cambiata
Una fanciulla in una maritata.
Poppone. (Ha ragione costei).
Ghiandina. Già ve l’ho detto,
E ve lo torno a dire:
Datemi la licenza; io vuò partire.
Poppone. No, Ghiandina, restate.
Se voi m’abbandonate, io morirò.
Ghiandina. Certo non resterò,
Se voi più non mi amate;
Se voi non licenziate
Una rivale, che mi dà tormento.
Poppone. Vado in questo momento
A licenziarla; a far che vada via.
Non vi vuò disgustar, Ghiandina mia.
Idol mio, non posso star,
Io mi sento intenerir
Quando penso a quel bel volto,
Che m’ha colto - in mezzo al cor.
Luci belle, - vaghe stelle,
Bei rubini - porporini,