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teatro Marsigli-Rossi (G. Cosentino, Un teatro bolognese del secolo XVIII. Bologna, 1910, p. 114).
Più noto di tutti, dopo la Tonelli, il tenore Giovanni Lovatini (si trova anche stampato Lovattini, Loattini, Luvatini e in fine Lovarini), nato a Cesena nel 1726 e morto a Bologna nel 1784. Cantò in molte città d’Italia: a Venezia per la prima volta nell’autunno del 1755 e nel carn. ’56, al S. Samuele (Diavolessa, Cascina, Ritornata di Londra) con Serafina Penni e Michele del Zanca; poi nel seguente autunno ’56 e carn. ’57 (Filosofo di campagna, Nozze e altre opere) insieme con le due Tonelli; e finalmente nel carn. ’66 al S. Moisè. Nell’estate ’56 era a Brescia, nelle Donne vendicate (vol. XXVIII, 309). Pare che nel ’66 si recasse a Londra, dove per otto anni fu “il beniamino del pubblico”. Il Buraey, dice il Cametti, fa nella sua General hystory of music (t. IV, p. 490) “un vivo elogio di lui, giudicandolo un tenore dalla voce dolce ed intonata, ed artista intelligente, sicuro dell’applauso in qualunque parte si presentasse” (Critiche e satire teatrali romane del Settecento, estratto dalla Rivista Music. It., 1902, p. 10). Anche nel Viaggio musicale in Italia lo nomina con onore (vers. it. in Collez. Settecentesca Sandron, 1921, pp. 21, 144, 215). A Roma cantò più volte: per es. nel ’61, nel teatro Argentina (lo rivedremo nel Signor Dottore del Goldoni): l’ultima volta nel ’74, di ritorno dall’Inghilterra (Cametti, l. c.). Nella sua città nativa fece ancora udir la sua voce nel 1779: l’anno stesso, con decreto I marzo, venne eletto cittadino di Bologna (Al. e L. Raggi, Il Teatro Comunale di Cesena, Cesena, 1906, pag. Il, dov’è riprodotto un suo umile ritratto).
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Nel 1782 il libretto delle Nozze venne goffamente rimaneggiato da non so chi e cambiò il vecchio titolo in quello di: Fra due litiganti il terzo gode; pur conservando i medesimi personaggi, per adattarsi ai tempi mutati, che amavano sempre più le azioni arruffate e il romanzo, perdette ogni finezza e ogni sapor comico. Così guastato, lo musicò il maestro faentino Giuseppe Sarti (1729-1802); e l’opera venne rappresentata a Milano (15 settembre), nel Teatro Grande alla Scala, e poco dopo a Venezia, nel teatrino di S. Moisè (I pretendenti delusi). Nella nuova veste musicale e col titolo nuovo tornò a correre pel mondo: la troviamo nel 1783 a Vienna, nel carn. 1784 a Londra (I rivali delusi), nella primavera a Firenze e a Treviso, nell’autunno a Napoli (dove riacquistò il titolo popolare, Le nozze di Dorina), e dentro l’anno a Colonia; nel carn. ’86 a Reggio; nell’87 a Salisburgo e probabilmente di nuovo a Londra (Le nozze di Dorina); nel carn. ’92 a Padova (I due litiganti), nel ’93 a Lisbona, nella prim. 95 a Verona e a Copenaghen, e nell’aut. ancora a Milano; finalmente nel carn. ’96 a Torino e un’altra volta a Napoli nel ’98 (Dorina contrastata). Anche a Parigi l’opera fu rappresentata, pare nel 1789, sotto un nuovo titolo: Les Noces de Dorine ou Hélène et Francisque (s. d.), e un’altra volta nel 1809.
Ma oggi non sappiamo renderci ragione di tanta fortuna, chè lo spartito del Sarti, sottoposto a recente esame da Andrea Della Corte, ci dimostra la vacuità di quella musica. “Le Nozze di Dorina mostrano l’ottimo tecnico,