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NOTA STORICA

Il 6 aprile del 1755 “la Compagnia de’ Comici detta di S. Luca” per la quale da due anni scriveva a Venezia il Goldoni, “cominciò le Commedie nel Teatro de’ Formagliari” a Bologna, per la stagione di primavera (Diario di Bologna di Domenico Galeati, ms. presso la Biblioteca Comunale, t. IX). Quattro erano gli impresari: Francesco Masi, Giacomo Frati, Sebastiano Gandolfi e Bortolo Canaseti o Ganassetti (v. Ricci, I teatri di Bologna ecc., Bologna, 1888, p. 100). Non pare che il Goldoni fosse presente a tali recite, poichè il 5 aprile si trovava ancora a Venezia, e scrivendo al conte Arconati Visconti di Milano non accennava a un prossimo viaggio: nella lettera poi del 23 agosto, a Flaminio Scarselli di Bologna, ricordava soltanto la lunga villeggiatura fatta in quell’anno a Bagnoli, nel Padovano (vedasi E. Maddalena, Goldoni in villeggiatura, in Lettura, I sett. 1920, p. 645). Nei Mémoires l’autore confonde anche in questo punto avvenimenti e date in un modo bizzarro (P. II, ch. 24). L’invito dunque a scrivere un libretto dovette giungere al Goldoni l’anno prima, quando si recò a Modena, oppure nell’inverno, direttamente da parte dell’impresario Ganassetti, come gli accadde pure nel 1762, mentre si recava in Francia: in fatti la Bella verità, che scrisse in quell’occasione a Bologna, comincia col coro finale delle Nozze, e uno dei personaggi, ch’è l’impresario Tolomeo Nattagessi, ridicolo anagramma di Bartolomeo Ganassetti, così allude al fortunato melodramma: “Monsieur Lorano (Loran Glodoci, ossia Carlo Goldoni) - Mel fece in quattro dì, ma benedetto - Sia il danaro ch’io spesi in tal libretto (a. I, sc. I).

Della recita delle Nozze si trova un cenno nel Diario del Galeati, addì!3 settembre 1755, in cui ebbe luogo la “prova generale”: “Sabato ad ore 23 ½ giunse da Ferrara Clemente Augusto de’ duchi di Baviera Arcivescovo ed Elettore di Colonia Gran Cancelliere dell’Impero in Italia ecc. e Gran M.ro dell’ordine Teutonico ecc. Prese alloggio nel Convento di S. Domenico e la sera seguente di Domenica andò all’Opera Giocosa in musica nel T. Formagliari intitolata Le Nozze, ov’era molta Nobiltà in galla (sic)” (v. anche il curioso episodio di prepotenza nobilesca raccontato in data 25 settembre: Ricci, 1. c., p. 471).

Semplice la trama del libretto. Gran litigio fra marito e moglie in casa del conte di Belfiore: l’uno vuol dare la cameriera in isposa al proprio servo, l’altra al giardiniere. Ma l’astuta Dorina non vuol saperne di Titta, nè di Mingone, e dà la mano al ricco fattore che si fa avanti pianamente fra i due rivali, ricomponendo così la pace familiare fra il Conte e la Contessa. - In questa felice creazione, che all’autore costò solo quattro giorni di lavoro (è vero che i versi, come il solito, ci fanno fremere e bisogna pensare alla musica per non abbandonar la lettura), siamo in pieno Settecento. Viva e