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400 ATTO TERZO
Si fa per ordinario nelle case,

Ed usan questa frase
Per farsi rispettar: Voglio così.
Guai al marito che non dice sì.
  Se la femmina dice: lo voglio,
  Il marito non può replicar.
  So che sono le donne un imbroglio,
  E mi voglio ancor io maritar.
  Fan tutti così,
  Ma pure perchè?
  La donna cos’è?
  Che bene ci fa?
  Che gioia ci dà?
  Affé, non lo so.
  Ma anch’io, poveraccio,
  Nel laccio cadrò. (parte

SCENA VI.

Livietta, poi Titta.

Livietta. È ver, gli uomini tutti

Fanno contro di noi tanti schiamazzi,
E ci corrono dietro come pazzi1.
Titta. Evviva, evviva; son contento affé.
Livietta. Ebben, che cosa c’è?
Titta. Ho veduto il padrone e la padrona,
M’han fatto ciera buona,
M’han detto unitamente,
Che non tema più niente;
Fra loro han nominato

  1. Anche questi versi mancano nell’ed. Fenzo, e il resto della scena è unito alla scena IV, che comincia così: Livietta. Si preparan le nozze, — E non si sa per chi; — Già Dorina è la sposa, — Me lo figuro nella mente mia; — Ma ancor la sposa non si sa chi sia. — Titta. Evviva, evviva, son contento affé ecc. ".