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LE NOZZE 385
Dorina.   Con sua licenza. (vuol partire

Conte. Di qui non partirai, se non lo sposi.
Dorina. Senti, se ti pigliassi
A forza per marito,
Vorrei dopo tre dì farti pentito. (a Titta
Titta. Davver?
Conte.   Non le badate.
Titta. Non vorrei che m’avesse a spennacchiare.

SCENA VIII.

La Contessa, Mingone e detti.

Contessa. Su, presto; in mia presenza

Dà la mano a colei. (a Mingone
Dorina. Orsù, padroni miei,
Sapete cosa c’è?
La festa non si fa senza di me.
Vi dico apertamente,
Che per or non ne voglio saper niente.
Conte. Come c’entrate voi? (alla Contessa
Contessa.   Voi, chi v’insegna
A violentar le figlie in tal maniera?
Conte. Quel briccon di Mingone invan la spera.
Mingone. Io non parlo, signore.
Titta.   Anch’io sto zitto.
Dorina. Così foste uno lesso, e l’altro fritto.
L’ho detto, Io ridico, e lo dirò
Fino che fiato avrò:
Con alcun di costor non vuò legarmi;
E se di maritarmi avrò desio,
Voglio farlo, signori, a modo mio.
  Oh questa è bella,
  Se son zitella,
  M’hanno per questo