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LE NOZZE 363
Conte.   O che si sposi a Titta,

O dividasi il letto e il matrimonio.
Masotto. (Questa volta davver v’entrò il demonio).
Conte. Son marito alla fine, e son padrone;
E tollerar non voglio
In casa mia sì forsennato orgoglio.
  Vuò soffrire a un certo segno,
  Per amore e per rispetto;
  Ma chi abusa dell’affetto,
  No, non merita onestà.
  La natura all’uom concede
  Di regnar sul debil sesso;
  Ma il dominio perde anch’esso,
  Quando eccede la viltà.
  Vuò ecc. (parte

SCENA II.

La Contessa e Masotto.

Contessa. Udiste?

Masotto.   Io l’ho sentito.
Contessa. Può parlar un marito
Peggio di quel che parla?
Masotto.   Non mi pare
Che ci sia tanto mal.
Contessa.   Nella questione
Chi vi par di noi due ch’abbia ragione?
Masotto. Dirò, se mi permette,
Con tutto il mio rispetto...
Contessa. Dite il vostro parer, ve lo permetto.
Masotto. Io direi, che alla fine
Il marito è marito, e che conviene...
Contessa. Cedere a lui, volete dire, è vero?