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la prima volta a Sant’Angelo ai 3 novembre del 1751 (v. t. VII dell’ed. Bettinelli dove fu stampata dentro il 1753) e rifatta nello stesso anno 1754 col tramutarla dal bel dialetto veneziano in povera lingua italiana (v. la Gastalda, t. VIII dell’ed. Paperini che uscì in principio del ’55: vol. VII della presente edizione). I personaggi sono i medesimi: il Cavaliere è sior Ottavio “povero e superbo”. Pancrazio è il buon Pantalone, Lisetta è l’astuta Corallina (Maddalena Marliani), il servo Scrocca è il cerimonioso Brighella, Dorisbe è Rosaura e finalmente il Conte è Florindo: sono spariti Lelio e Arlecchino; Madama poi non corrisponde bene a siora Beatrice. - Nel primo atto non solo i caratteri e le scene, bensì anche il dialogo fu conservato in parte, benchè nell’umile lingua e nei pessimi versi lo spirito sia svaporato: molto più liberamente si svolgono l’atto secondo e il terzo. Pur troppo, come la Gastalda ebbe “pochissimo incontro sopra le scene”, per confessione dell’autore (vol. VII, p. 109), così pure il Povero superbo, per colpa del Galuppi che lo musicò, piuttosto che del Goldoni, annoiò presto il pubblico. "Questo fu rappresentato tre sole sere” notò nel suo Catalogo il Groppo "per non haver incontrato e per ciò ritornorono in scena col Filosofo di campagna" (comunicazione di T. Ortolani). Eppure il libretto non è molto al di sotto di altri più fortunati, sebbene accusi un’improvvisazione più affrettata del solito e perfino la stampa sia più scorretta. Arguti come sempre e vivaci i finali del primo e del secondo atto. L’affamato Cavaliere continua a gettare il ridicolo sui barnaboti spiantati e superbi. Caricatura appena accennata, ma felice, è anche Madama, che con tutta la sua vanità non riesce a farsi sposare da Pancrazio e deve assistere al trionfo della serva. Sempre carina Lisetta nelle scene col Cavaliere borioso e pitocco, e in quelle col vecchio padrone smemorato. Le parti serie dei due giovani innamorati, Dorisbe e il Conte, guastano come il solito la lettura. Poca novità certamente, se ricordiamo come il nostro autore poco prima ricalcasse in parte sul tema della Gastalda un’altra commedia, la Cameriera brillante, recitata a S. Luca nel carnevale del ’54, dove pure troviamo un “povero superbo” (Ottavio: v. vol. X); un altro apparve più tardi nel Raggiratore (Don Eraclio: vol. XIII).
I cantanti che eseguirono questa farsa per musica sono gli stessi che incontrammo nel Filosofo di campagna e nelle altre opere dell’anno teatrale 1754-55 a S. Samuele. L’opera fu replicata a Brescia per la fiera dell’agosto 1755 (v. Piovano, l. c.); ma non potei esaminare il libretto, che recava un titolo più attraente nel Settecento: La Serva astuta. Già vedemmo che si chiamò così qualche volta anche il Filosofo: ma nulla hanno che fare col Goldoni gli Intermezzi della Serva astuta rappresentati a Firenze nel carnovale 1756, nel teatro di via del Cocomero (v. libretto presso la Bib.ca del Liceo Music, di Bologna e Sonneck cit.); nè l’opera buffa con lo stesso titolo del maestro Felici, rappresentata a Firenze nel ’68 e nel ’69 a Milano (detta anche la Cameriera astuta: v. libretti nella Bib.ca c. s.); nè tante altre Serve o scaltre o padrone o spose dei teatri musicali di quel tempo.
G. O.