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IL POVERO SUPERBO 347


SCENA V.

Dorisbe, il Conte e poi Pancrazio.

Dorisbe. Impaziente attendo

Del genitore i sensi
Propizi al nostro amore...
Quanto tarda a venir...
Conte.   Idolo mio,
Di liete nuove apportator son io.
Dorisbe. Ben mel predisse il core.
Conte. Le nostre nozze approva il genitore.
Dorisbe. Oh quanto lieta io sono!
Conte. Ma conviene affrettarle, acciocchè poi,
Essendo il padre vostro smemorato,
Non resti il dolce nodo disturbato.
Dorisbe. Ei ne saria capace. (esce Pancrazio
Pancrazio. Bravi; amatevi sempre in buona pace.
Dorisbe. Padre, il Ciel vi conceda
Quegli anni fortunati,
Che a voi dal vostro amor son preparati.
Conte. Sì, vi conceda il Cielo
Veder da tal momento
La prole fortunata, e me contento.
Pancrazio. Siete marito e moglie, or terminati
Saran tanti sospiri, affanni e duoli;
Or pensate a far nascer dei figliuoli.
Amatevi del pari, e rammentate
Questo antico e verace sentimento:
L’amor del matrimonio è il condimento.
Dorisbe.   Più bramar non mi lice.
Conte.   Momento fortunato.

Dorisbe.
Conte.
a due

O me felice!