Cavaliere. Bene, ritornerò.
A che ora pranzate?
Pancrazio. Io non lo so.
Cavaliere, Io mi figuro a mezzodì sonato.
Pancrazio. Qualche volta a quell’ora ho già pranzato.
Cavaliere. Dunque verrò più presto.
Ma se vi trovo a tavola,
Non vorrei aspettar.
Pancrazio. Se i pari suoi...
Cavaliere. Sì, sì, v’ho inteso, io pranzerò con voi.
Pancrazio. Mi dispiace che lei...
Cavaliere. Sendo a tavola insieme,
Potremo ragionar di quel che preme.
Pancrazio. Ragionare di che? non mi ricordo.
Cavaliere. Fate lo smemoriato, e fate il sordo?
Torneremo da capo a desinare.
Pancrazio. Venga. (Per una volta si può fare). (da sè
Cavaliere. E se a pranzo si dee tutto concludere,
L’ora prefissa anticipar conviene.
(Questa mattina io mangierò pur bene). (da sè
Amico grandissimo,
Io vo’ compiacervi,
Voi siete dolcissimo
Nel chieder favori;
Verrò, non temete,
All’ora prescrittami,
A pranzo verrò.
Onor così piccolo
Ad uno che prega
Con grazia ed ossequio,
Conceder si può;
All’ora prescritta,
Pancrazio, verrò.
(E intanto la fame
Così lascierò). (da sè, e parte