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IL POVERO SUPERBO 333
Di Montebello, e mi baciò la mano,

E come che egli gode...
Pancrazio. Con buona grazia. (siede
Cavaliere.   La mia protezione,
Egli m’ha confidato,
Che della figlia vostra è innamorato.
Gli ho fatto dar la cioccolata, e intanto
Il tutto mi narrò,
Ed umilmente poi mi supplicò
Che parlar vi volessi. Io consolarlo
Promisi tosto, e come siamo in villa,
Coll’occasion che per di qui passai,
Visitarvi Pancrazio io non negai.
Venni in persona a domandar per lui
La vostra figlia bella,
E fo miei propri i desideri sui.
Pancrazio. Attonito rimango
Dell’onor che mi fa
L’illustrissimo... oh bella!
Non mi ricordo il nome...
Cavaliere. Il cavalier del Zero.
Pancrazio. Sì, sì, me lo ricordo, è vero, è vero.
Poichè passò di qui, sendo in campagna,
Un onor così grande egli mi fa;
Del resto un tal signor di qualità
Incomodato no non si saria
Di decorar così la casa mia.
Cavaliere. Eh, siamo in villa. E ben, che rispondete?
Pancrazio. Io gli dirò con libertà sincera,
Ho da fare un pochetto, e la mia figlia
Dar non posso a... chi mai? chi fu mai quello?
Cavaliere. Pel conte la chies’io di Montebello.
Pancrazio. Ho la bella memoria! un tal soggetto
Merita una gran stima,
Ma colla figlia mia vo’ parlar prima.