A tentarlo ritorno,
E voglio terminarla in questo giorno.
Conte. Adorato mio bene,
Volentieri sopporto
Il dolce peso delle mie catene;
Ma se perdo, mia vita, ogni speranza,
Per sostenermi, oh dei, che più m’avanza?
Dorisbe. Ma voi parlar non gli faceste?
Conte. Io credo
Che a quest’ora parlato
Il cavalier gli avrà, se n’è impegnato.
Dorisbe. Voglia il Cielo che ascolti
Le sue proposte il genitor che m’ama;
E che voglia arricchirmi d’un tesoro,
Concedendomi voi, che solo adoro.
Conte. Come, ne dubitate?
Dorisbe. Oh dei! mio bene,
Così sperar e dubitar conviene.
Conte. Così parlando a chi v’adora, o cara,
Infondete nel sen doglia più amara.
A questo dubbio atroce,
Ah, che morir mi sento,
Io perdo e moto e voce,
E l’aspro mio tormento1
Non posso più soffrir.
Tener l’amato oggetto
Vicino agli occhi e al cuore,
E aver con esso in petto
Di perderlo il timore,
È un duol che fa languir. (parte
- ↑ Nel testo è stampato: E l’aspro tormento.