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IL POVERO SUPERBO 327
A tentarlo ritorno,

E voglio terminarla in questo giorno.
Conte. Adorato mio bene,
Volentieri sopporto
Il dolce peso delle mie catene;
Ma se perdo, mia vita, ogni speranza,
Per sostenermi, oh dei, che più m’avanza?
Dorisbe. Ma voi parlar non gli faceste?
Conte.   Io credo
Che a quest’ora parlato
Il cavalier gli avrà, se n’è impegnato.
Dorisbe. Voglia il Cielo che ascolti
Le sue proposte il genitor che m’ama;
E che voglia arricchirmi d’un tesoro,
Concedendomi voi, che solo adoro.
Conte. Come, ne dubitate?
Dorisbe.   Oh dei! mio bene,
Così sperar e dubitar conviene.
Conte. Così parlando a chi v’adora, o cara,
Infondete nel sen doglia più amara.
  A questo dubbio atroce,
  Ah, che morir mi sento,
  Io perdo e moto e voce,
  E l’aspro mio tormento1
  Non posso più soffrir.
  Tener l’amato oggetto
  Vicino agli occhi e al cuore,
  E aver con esso in petto
  Di perderlo il timore,
  È un duol che fa languir. (parte

  1. Nel testo è stampato: E l’aspro tormento.