Scrocca. Volete ch’io v’insegni
A farvi rispettar da vostro pari?
Cavaliere. Di’ che ho da far.
Scrocca. Dategli i lor danari.
Cavaliere. Sono trecento scudi.
Qualche volta ne ho, che me ne avanzano;
Qualche volta mi mancano.
Ed ora, per esempio...
Scrocca. Già non ci sente alcuno1;
Or, per esempio, non ne avete uno.
Cavaliere. Scrocca, porgimi aiuto.
Se un caso tal si sa,
Perde la nobiltà del suo decoro.
Fanno trecento scudi il mio martore.
Scrocca. Osservate, signore,
Chi vi potrà aiutar quando il volesse.
Cavaliere. Chi? Lisetta?
Scrocca. Ella appunto.
Ella, che del padrone
Maneggia il cuor, non che l’argento e l’oro,
Che un picciolo tesoro
Sotto le chiavi sue tien custodito,
Ella vi può aiutar presto e pulito2.
Cavaliere. Come li chiederò?
Scrocca. Vi vuol cervello:
Si chiedono a livello,
Si esibisce di dare il sei per cento.
Si fa un bell’istromento;
Si nascondon i guai,
E il capitale non si paga mai.
Eccola qui, vi lascio.
Sono trecento scudi, e rammentate
Che anderete in prigion, se non pagate. (parte
- ↑ Nel testo: Già non si sente alcuno.
- ↑ Per bene, appuntino: voce dialettale.