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288 ATTO

al povero Bonafede che se ne va allegramente nel Mondo della Luna (vol. XXVII). — Fra le donne, graziosa la Cecchina, contadinella scaltrita; poca novità presenta Grilletta, che fa coraggio, come altre donne goldoniane, al timido Mengone: tuttavia riesce piacevole, come sempre, la scena della riconciliazione (a. III, sc. 5: v. spec. il Conte Caramella, a. III, sc. 6, vol. XXVIII). Buffo e vivace anche il finale del secondo atto, la scena dei due finti notai che ci richiama per il travestimento agli Intermezzi e alle tradizioni più belle della commedia dell’Arte. Poco spiritosi i finti Turchi nell’ultimo atto (sc. 6) che parlano il solito noioso linguaggio. Qui non comparisce nessun medico: la satira s’accontenta di scherzare sulle ricette e sui medicinali. Che avrà detto il buon Rigoni all’insegna dell’Aquila Nera? Ma degli speziali il Goldoni doveva rider ancora nel Signor Dottore (1758) e nel Ventaglio (1764, vol. XX: v. Schmidbauer, Dos Komische bei Goldoni, München, 1906, pp. 105-106).

Di Vincenzo Pallavicini, maestro di cappella nello spedale degli Incurabili a Venezia (come dice Fétis, VI, 437), che musicò il primo atto, ben poco sappiamo: certo non attese mai alla musica di teatro. Di Domenico Fischietti, probabilmente napoletano (n. 1725?), che musicò gli altri due atti, ci offre più recenti e più ampie notizie del Florimo (La scuola musicale di Napoli e i suoi conservatorii, Napoli, 1881, vol. II) il Della Corte nell’Opera comica italiana del ’700 (Bari, vol. I, pp. 119-123), togliendole dallo scritto d’uno studioso tedesco, Riccardo Englànder (in Zeitschrift für Musikwissenschaft, II, 6, 7). Questo compositore che studiò nel celebre conservatorio di S. Onofrio e cominciò ad aver fama a Napoli nel 1749 con l’Abate Collarone (o le Chiajese cantatine, del Trincherà: v. Scherillo, Opera buffa ecc., pp. 257-258) e che a Venezia fra il ’55 e il ’60 rivestì di note ben cinque libretti del Goldoni, cercò fuori D’Italia quella fortuna che non trovò mai, si recò nel ’63 a Praga, si stabilì nel ’65 a Dresda quale maestro di cappella, passò nel ’72 a Salisburgo e non sappiamo se tornasse in tarda età a morire nella sua patria. — Quanto ai cantanti che interpretarono lo Speziale, sono quelli stessi che sullo stesso teatro eseguirono nell’autunno precedente il Filosofo di campagna.

Il libretto dello Speziale reca la seguente lettera di dedica alle “nobilissime dame. — S’io sono importuno, Voi Eccellentissime Dame siete altrettanto benigne in sofferirmi, e generose in protteggermi (sic) sicchè confidato nell’animo vostro grande e generoso, v’offro il mio quinto Libretto, sperando che tuttellato (sic) dal vostro gran nome, e diffeso dal vostro Validissimo patrocinio, incontrar possa l’universale aggradimento. Voi Eccellentissime Signore sorpassate tutti i numeri della benignità, e grandezze d’animo, onde reso sicuro della protezione vostra generosa e potente, che m’è non meno utile che necessaria, coll’ossequio più riverente e rispettoso mi umilio Di V. V. E. E. Umiliss., Devotiss. Obb. Oss. Serv. L’Impressario”.

Era questa la quinta opera buffa che in quell’anno comico, 1754-55, saliva sul teatro di S. Samuele. Sette ne aveva promesso l’impresario nella dedica del Filosofo di campagna (v. pag. 216), ma delle altre due non abbiamo notizia, sì che probabilmente lo Speziale si continuò a cantare fino alla chiusura della stagione carnovalesca, forse alternato col Filosofo. Può darsi che il Goldoni avesse promesso qualche altro libretto che la lunga