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rosimili... Ma quanta verità invece in tutta la parte buffai quanta grazia e malizia nella semplicità melodica della parte di Lesbina! Per es. le due ariette, il ravanello e la cicoria... La rustica filosofia di Nardo non potrebbe avere miglior espressione che nell’aria Se non è nata nobile ecc. dove, dopo aver enumerato i requisiti che deve avere la donna, conclude in un allegro minuetto: Se non è nata nobile ecc. La burbera ostinazione di don Tritemio è resa in modo insuperabile nell’aria con la quale risponde a Rinaldo: La mia ragione è questa ecc. Efficacissimi sono poi i concertati che formano i finali, cioè i quartetti dell’atto I e del II e il sestetto del III. - Insomma la musica giustifica pienamente i clamorosi successi ch’ebbe quest’opera ad ogni sua comparsa, e si capisce com’essa abbia potuto, dopo un secolo e mezzo dalla sua creazione e davanti un pubblico tanto diverso, sollevare ancora il più schietto entusiasmo" (Il teatro musicale veneziano del secolo XVIII, Mantova, 1913, pp. 28-29).

La partitura ms. del Filosofo di c. si trova a Milano nell’Archivio Ricordi, a Vienna nella Bibl.ca Palatina, a Dresda, a Parigi nel Conservatorio, a Londra nel British Museum (una copia di questo ms. è dal 1907 nella Bib.ca Marciana di Ven.), e altrove: Piovano, l. c., 1907, p. 342 e Eitner, Biographisch Bibl. Quellen-Lexikon der Musiker, Leipzig, 1901, vol. IV, p. 140.

Sul Galuppi si veda lo studio tante volte citato del Piovano, nella Rivista Musicale Italiana (1906-1908), e la Nota storica dell’Arcadia in Brenta (vol. XXVII, 359-363). Le più belle lodi del Goldoni al Buranello si trovano nelle Ottave in dialetto veneziano che il nostro commediografo compose nel 1760 per le nozze Minelli-Baglioni (a proposito della replica dell’Adriano in Siria, nel Teatro di S. Salvador o S. Luca: vedi il I tomo dei Componimenti diversi, 1764; e Piovano, l. c., 1906, pp. 696-697). - Più volte, di recente, rivendicò il merito del Galuppi Fausto Torrefranca (vedi, p. e., Per un catalogo tematico delle sonate per cembalo di B. Galuppi detto il Buranello, in Riv. Mus. It. 1909, f. 4). Piacemi sul maestro veneziano riferire anche queste parole di Francesco Vatielli:

“L’opera comica veneziana, quale nella produzione del Galuppi si rivela, ha caratteri per molti riguardi diversi di quella coeva dei maestri napoletani. E più accurate, più fine, più polite e nei suoi mezzi tecnici più complessa. L’aderenza così immediate dell’espressione musicale con quella del testo, che risultava tento evidente nella migliore opera pergolesiana, troppo spesso manca. La melodia del Galuppi porte accentuate le stigmate dell’estemporaneità e dell’improvvisazione: piuttosto che ricercare una penetrazione psicologica, mira a compiacere con la vivacità dei ritmi e con la semplicità elegante dell’Aria, qualità codeste che il Galuppi aveva manifestato già in modo così singolare nelle sua produzione cembalistica. Altra sua caratteristica consiste nell’uso dell’orchestra come elemento integrativo del dramma. La relativa difficoltà dell’esecuzione strumentale fu non ultima causa degli scarsi riflessi che la sua musica ebbe nella scuola napoletana” (Materia e forme della musica, Bologna, 1928, vol. II, pp. 240-241).

Dalla Gazzetta di Venezia del 1907 (25 febbraio), dove Mario Pascolato loda le innovazioni del Galuppi nell’orchestra e nei finali degli atti die “irrobustisce e arrotonda” e dove fa notare ch’egli nacque 43 anni prima