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accentuazione, qual chiarezza di pensiero melodico!... E il senso di lietà meraviglia cresce e si propaga: sono le gaie strofette del ravanello, della cicoria, dell’insalata, è l’aria veramente rossiniana di don Tritemio: La mia ragione è questa, è la robusta e appassionata invettiva di Rinaldo: Anima vile ingrata! [non appartiene quest’ultima al primitivo testo del Goldoni]”. "Il melodramma del Galuppi si svolge intanto semplice e sereno e perfetto. Equilibrati gli atti, svelte le scene, e sempre migliore e più robusta la musica. La dolcezza squisita dell’a due degli amanti: Se voi mi amate... [anche quest’aria non è nel testo goldoniano] come leggiadramente contrasta colla bonaria semplicità dall’entrata del filosofo! come indovinato il pizzicato che lo annuncia e che interrompe con tanto effetto il recitativo! E la civetteria di Lesbina come arguta e appassionata insieme, nelle grazie sospirose dell’arietta: Compatite, signor... - Ed ecco, in questo second’atto [il quale corrisponde alla seconda parte del I atto goldoniano], il primo esempio di finale complesso e robusto: ecco tutta una scena veramente mirabile per scioltezza e vivacità, sostenuta con brio inesauribile per una non breve vicenda di equivoci leggiadri e chiusa con efficacia e grandiosità da operista di polso. Il terz’atto, che si apre con la pacifica aria serena del buon filosofo [a. II, se. 12 del testo di Goldoni], contiene le pagine più deliziose dello spartito: quel duetto Nardo-Lesbina che è tutto un incanto di grazia ispirata. Un capolavoro di espressione è la professione di fede (chiamamola così) del protagonista: Se non sei nata nobile... [a. II, sc. 14] - E nell’enumerazione delle doti della donna il canto ha accenti e figure e sospensioni di inimitabile efficacia. Poi la musa lirica ha il sopravvento e i due sposi sospirano una melodia dolcissima [a. III, se. 9], e l’orchestra, nella semplicità de’ suoi mezzi, trova impasti e colori di freschezza incantevole. Poi, contrasto efficacissimo e felice, il finale si stacca su un ritmo inarcatissimo pieno di vita, per distendersi appassionato nelle preghiere degli amanti: Ah, genitor, perdono... finchè il brio di Lesbina riappare nel malizioso conforto: Nonno sarete presto... [non è del Gold.], e ravviva l’ultimo insieme delle cinque voci”.

Anche il cronista musicale dell’Adriatico (1 marzo 1907) rimase sedotto da "tanta semplicità di arte” e "da tanto estro”, da "questa forma di bellezza, lanciata con un impeto di creazione ove non è ombra di inquinamento, ma tutto è vero e sincero”.

Poco tempo dopo, così scriveva il maestro G. G. Bernardi: "Anche la sinfonia del Filosofo di campagna è composta di due allegri e di un andante. L’istrumentale comprende violini primi e secondi, viole (quasi sempre col basso), bassi, due oboi, talvolta sostituiti da due flauti, e due corni. Gli istrumenti accompagnano le arie e i pezzi d’assieme; i recitativi sono invece, secondo l’uso del tempo, accompagnati sempre dal clavicembalo sul basso numerato. Anche in questo spartito le arie rappresentano la parte principale, talchè sono in numero di 22 sopra 28 pezzi ch’esso comprende”. Il compositore trattò le parti di Eugenia e Rinaldo "naturalmente come nell’opera seria, cioè con grandi arie d’espressione e di bravura, con passaggi acutissimi, lunghi vocalizzi, ripetizioni di parole, e il suo bravo posto per la cadenza perchè l’artista potesse sfoggiare tutto l’arsenale dei suoi artifizii musicali. Sono precedute sempre da lunghi ritornelli istrumentali, inutili sempre e talvolta inve-