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Il Gradenigo ne’ suoi Notatorj così ricorda, in modo assai modesto, la prima recita ch’ebbe luogo la sera del 26 ottobre 1754, inaugurandosi la stagione autunnale: “Nel Teatro a S. Samuel lo si recitò il nuovo Dramma Bernesco in Musica intitolato il Filosofo in campagna composto da... Nap..., in cui rappresentò simile carattere Francesco Baglioni il Comico, detto Comachja”. Strano ch’egli ignorasse l’autore d’un’opera che suscitò tanti applausi ed ebbe tanto grido in tutta Europa. Ma ancora più è strano che il Goldoni tacesse nelle Memorie di questo che i coetanei giudicarono il capolavoro comico di Pasquale Galuppi. Curiosissima poi la notizia che si legge nel Diario inedito di Domenico Galeati, presso la Biblioteca Comunale di Bologna, in data 19 agosto 1754: “Nel Teatro Formagliari si recitava l’Opera giocosa in musica intitolata Il Gran Arcifanfano re de’ Matti, poi si recitò il Negligente et il Filosofo in villa. Il Biglietto era soldi 15 e soldi 5 la banzola [panchetta circolare con spalliera: Ferrari, Vocab.]. Finì li 3 ottobre” (vol. XXVIII, p. 63). Pare dunque che il Filosofo sia stato recitato a Bologna, prima che a Venezia. Non mi riuscì tuttavia di trovare la stampa del libretto bolognese, nè quella dell’Arcifanfano, bensì potei vedere quella del Negligente (vol. XXVII, p. 418).

Il libretto veneziano reca la seguente lettera di dedica dell’impresario:

Nobilissime Dame. - Su una giusta e fondata considerazione di quanto l’E. E. V. V. con animo veramente grande e generoso degnino benignamente detta validissima loro Protezione (a solo oggetto di beneficare) chiunque a quello con vera confidenza, e sommissione ricorre: mi sono proposto far uscire su le scene sì la presente giocosa operetta, che sei altre, che la seguiranno tutte di differenti Caratteri nel corso dell’Autunno presente, e Carnovale venturo, sotto i benignissimi auspicj dell’E. E. V. V. Se potessi colla mia insufficienza esprimere quei sentimenti di venerazione ed ossequio che mi obbligano verso l’E. E. V. V., sono securo che acquisterebbero qualche preggio nella generosità del nobilissimo animo loro. Non ostante spero almeno di riportarne dalla generosità dell’E. E. V. V. perchè vorranno degnarsi riflettere die non ho risparmiato nè studio, nè fatica, nè spesa, per fare che il divertimento che viene all’E. E. V. V. dedicato riesca, se non degno di loro, almeno sia un testimonio del vivo desiderio che nutro di moltiplicare gl’atti del mio ossequio e venerazione. Sarà dunque della generosità dell’animo grande dell’E. E. V.V. il patrocinare queste Operette come cosa loro propria, giacchè onderanno gloriose per il nobile Frontespicio che le adorna, che nè più sublime, nè più luminoso, e per merito, e per grandezza, potea darsele del rispettabilissimo nome di V. V. E.E.. Confido ancora che dalla generosità inseparabile dal loro animo Nobile saranno agraditi gl’attestati del mio profondo ossequio col quale mi umilio.

Di V. V. E. E.

Umiliss. Devotiss. Obb. Oss. Serv.
L’Impressario.


Fra gli esecutori troviamo Francesco, Giovannina e Clementina Baglioni: tutta una famiglia di cantanti, ricordata anche da Fétis. Abbiamo già conosciuto il primo a S. Moisè, nel carnovale del ’50, quando cantò nel Mondo della