Lesbina. Ma capperi! Si vede,
Affé, che mi volete poco bene.
Nel giardino v’aspetto, e non si viene?
Nardo. Un affar di premura
M’ha trattenuto un poco.
Condudiam, se volete, in questo loco.
Lesbina. Il notaro dov’è?
Nardo. Là dentro. Ei scrive
Il solito contratto,
E si faranno i due sponsali a un tratto.
Lesbina. Ma se Eugenia fuggì...
Nardo. Fu ritrovata.
Là dentro è riamata,
E si fa con Rinaldo l’istrumento.
Lesbina. Don Tritemio che dice?
Nardo. Egli è contento.
Lesbina. Dunque, quand’è così, facciamo presto.
Andiam, caro sposino.
Nardo. Aspettate, Lesbina, anche un pochino.
Lesbina. (Non vorrei che venisse...). (da sè
Nardo. A me badate;
Prima che mia voi siate,
A voi vuò render note
Alcune condizion sopra la dote 1.
Lesbina. Qual dote dar vi possa
Voi l’intendeste già;
Affetto ed onestà,
Modesta ritrosia,
Ed un poco di buona economia.
Nardo. Così mi basta, e appunto
Di questo capital, che apprezzo molto,
Intendo ragionar.
lesbina. Dunque vi ascolto.
- ↑ Il dialogo che seguo, fino al verso: Ho inteso il genio vostro, fu soppresso nella ristampa del 1756 e non si trova nelle edizioni Guibert e Zatta.