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IL FILOSOFO DI CAMPAGNA 201
Nardo. Non l’ha nè anco in niente.

Tritemio. Basta, chi ha fatto il male,
Farà la penitenza.
Dote non ne darò certo certissimo.
Nardo. Sì, sì, fate benissimo.
Stimo que’ genitori,
Cui profittan dei figli anco gli errori.
Tritemio. Dov’è? La vuò veder.
Nardo.   Per ora no.
Tritemio. Eh, lasciatemi andar...
Nardo.   Ma non si può.
Tritemio. La volete tener sempre serrata?
Nardo. Sì, fino ch’è1sposata.
Tritemio. Questa è una mala azion, che voi mi fate.
Nardo. No, caro amico, non vi riscaldate.
Tritemio. Mi riscaldo, perchè
Si poteva con me meglio trattare.
Se l’aveva promessa,
Lo sposo aveva le ragioni sue.
Nardo. Cli sposi erano due;
V’erano dei contrasti, onde per questo
Quel che aveva più amor, fatto ha più presto.
Tritemio. Io l’ho promessa a voi.
Nardo. Ma lei voleva il suo Rinaldo amato.
Tritemio. Ma questo...
Nardo.   Orsù, quello che è stato, è stato.
Tritemio. È ver, non vuò impazzire;
L’ho trovata alla fine, e ciò mi basta;
Dopo il fatto si loda;
Chi l’ha avuta, l’ha avuta, e se la goda.
  Da me non speri
  D’aver un soldo,
  Se il manigoldo
  Vedessi lì.

  1. Così Zatta e Fenzo: finchè