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200 | ATTO TERZO |
Lena. Signor sì.
Tritemio. Collo sposo?
Lena. Con lui.
Tritemio. Ma Nardo dunque...
Lena. Nardo, mio zio, l’ha a caro.
Per ordin suo vo a prender il notaro. (parte
SCENA VI.
Don Tritemio, poi Nardo.
Nardo, a cui l’ho promessa,
Me l’ha fatta involar? Per qual ragione?
Sì, sì, l’ha fatta da politicone.
Eugenia non voleva...
Rinaldo pretendeva...
Ei l’ha menata via.
Anche questa sarà filosofìa.
Nardo. Io crepo dalle risa.
Oh che caso ridicolo e giocondo!
Oh che gabbia di pazzi è questo mondo!
Tritemio. (Eccolo qui l’amico). (vedendo Nardo
Nardo. (Ecco il buon padre).
Tritemio. Galantuomo, che fa la figlia mia?
Nardo. Bene, al comando di vossignoria.
Tritemio. Rapirmela mi pare
Una bella insolenza.
Nardo. La cosa è fatta, e vi vorrà pazienza.
Tritemio. E lei, quella sfacciata,
Cosa dice di me?
Nardo. Non dice niente.
Tritemio. Non teme il padre?