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190 ATTO SECONDO
Tritemio. Ami ancor tu, Lesbina?

Lesbina.   Da questi occhi
Lo potete arguire.
Tritemio. Ma chi?
Lesbina.   Basta...
(guardando pietosamente don Tritemio amoroso
Tritemio.   Ma chi?
Lesbina.   Nol posso dire.
(mostrando vergognarsi
Tritemio. Eh t’intendo, furbetta;
Basta, Lesbina, aspetta
Ch’Eugenia se ne vada
A fare i fatti suoi,
Ed allor penseremo anche per noi.
Lesbina. Per me, come per lei,
Si potrebbe pensar nel tempo stesso.
Tritemio. Via, pensiamoci adesso.
Quando il notaro viene,
Ch’ho mandato a chiamar per la figliuola,
Farem due cose in una volta sola.
Lesbina. Ecco il notaro appunto,
E vi è Nardo con lui.
Tritemio.   Vengono a tempo.
Vado a prender Eugenia; in un momento
Farem due matrimoni e un istrumento. (parte

SCENA XVIII.

Lesbina, poi Nardo e Capocchio Notaro, poi Don Tritemio.

Lesbina. Oh, se sapessi il modo

Di burlar il padron, far lo vorrei.
Basta, m’ingegnerò;
Tutto quel che so far, tutto farò.
Nardo. Lesbina, eccoci qui; se don Tritemio
Ci ha mandati a chiamar perch’io vi sposi,