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188 | ATTO SECONDO |
SCENA XV.
Lesbina e la Lena.
Non si puole scordar che vile è nato). (da sè
Lesbina. Signora, mi rincresce,
Ch’ella sarà nipote
D’una senza natali, e senza dote.
Lena. Certo che il zio poteva
Maritarsi con meglio proprietà.
Lesbina. Che nella nobiltà
Resti pregiudicato,
Certamente è un peccato. Imparentarmi
Arrossire dovrei
Con una contadina, come lei.
Lena. Son contadina, è vero,
Ma d’accasarmi spero
Con un uom civil, poichè del pari
Talor di nobiltà vanno i denari.
Lesbina. Udita ho una novella
D’un somar, che solea
Con pelle di leone andar coperto;
Ma poi dal suo ragghiar l’hanno scoperto.
Così voi vi coprite
Talor con i denari,
Ma siete nel parlar sempre somari. (parte
SCENA XVI.
La Lena sola.
Questa signora zia, confesso il vero,
Non vi starei con essa un giorno intero.
Sprezza la contadina;