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IL FILOSOFO DI CAMPAGNA 177
Rinaldo.   Ognor tal vi credei,

Benchè foste nemico ai desir miei.
Tritemio. Eugenia, quel signore
Ti vorrebbe in isposa; e tu che dici?
Eugenia. Tra le donne felici
La più lieta sarò, padre amoroso,
Se Rinaldo, che adoro, avrò in isposo.
Tritemio. Brava, figliuola mia,
Il rossor questa volta è andato via.
Rinaldo. L’udiste? Ah, non tardate don Tritemio
Entrambi a consolare.
Tritemio.   Eppur pavento...
Rinaldo. Ogni timor è vano.
In faccia al genitor mi dia la mano.
Tritemio. La mano? In verità
S’ha da far, s’ha da far... se si potrà.
Dammi la destra tua. (ad Eugenia
Eugenia.   Eccola.
(don Tritemio le prende la mano
Tritemio.   A voi.
(chiede la mano a Rinaldo
Prendetela... bel bello,
Che nel dito d’Eugenia evvi un anello.
Ora che mi ricordo,
Nardo con quell’anello la sposò;
E due volte sposarla non si può.
Rinaldo. Come!
Tritemio.   Non è cori? (ad Eugenia
Eugenia.   Sposa non sono.
Tritemio. Ma se l’anello in dono
Prendesti già delle tue nozze in segno,
Non si può, figlia mia, scioglier l’impegno.
Voi che dite, signor? (a Rinaldo
Rinaldo.   Dico che tutti,
Perfidi, m’ingannate;