Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1930, XXIX.djvu/167


IL FILOSOFO DI CAMPAGNA 165
Tritemio. Messer Nardo dabbene,

Compatite se troppo trattenuto
M’ha un domestico impaccio;
Vi saluto di core.
Nardo.   Ed io vi abbraccio.
Tritemio. Or verrà la figliuola.
Nardo.   È già venuta.
Tritemio. La vedeste?
Nardo.   Gnor sì, l’ho già veduta.
Tritemio. Che vi par?
Nardo.   Mi par bella.
Tritemio.   È un po’ ritrosa.
Nardo. La fanciulla va ben sia vergognosa.
Tritemio. Disse niente? Parlò?
Nardo.   Mi disse tanto,
Che sperare mi fa d’esser amato.
Tritemio. È vero?
Nardo.   È ver.
Tritemio.   (Oh il Ciel sia ringraziato). (da sè
Ma perchè se n’andò?
Nardo.   Perchè bel bello
Amor col suo martello
Il cor le inteneriva,
E ne aveva rossore.
Tritemio.   Evviva, evviva 1.
Eugenia, dove sei? Facciamo presto;
Concludiamo l’affar.
Nardo.   Per me son lesto.
Tritemio. Chi è quella?
Nardo.   È mia nipote.

  1. Nelle edd. Fenzo: e viva, e viva.