Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1930, XXIX.djvu/157


IL FILOSOFO DI CAMPAGNA 155
Tritemio.   Intendo il resto.

Rinaldo. Dunque, signor...
Tritemio.   Dunque, signor mio caro,
Per venir alle corte, io vi dirò...
Rinaldo. M’accordate la figlia?
Tritemio.   Signor no.
Rinaldo. Ahi, mi sento morir!
Tritemio.   Per cortesia,
Non venite a morir in casa mia.
Rinaldo. Ma perchè sì aspramente
Mi togliete alla prima ogni speranza?
Tritemio. Lusingarvi sarebbe una increanza.
Rinaldo. Son cavalier.
Tritemio.   Benissimo.
Rinaldo.   De’ beni
Ricco son quanto voi.
Tritemio.   Son persuaso.
Rinaldo. Il mio stato, i miei fondi,
Le parentele mie vi mostrerò.
Tritemio. Credo tutto.
Rinaldo.   Che speri?
Tritemio.   Signor no.
Rinaldo. Ma la ragione almeno
Dite, perchè nemmen si vuol ch’io speri.
Tritemio. La ragion?...
Rinaldo.   Vuò saper...
Tritemio.   Sì, volentieri.
  La mia ragion è questa...
  Mi par ragione onesta.
  La figlia mi chiedeste,
  E la ragion voleste...
  La mia ragion sta qui.
  Non posso dirvi sì,
  Perchè vuò dir di no.
  Se non vi basta ancora,