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154 | ATTO PRIMO |
SCENA III.
Don Tritemio, poi Rinaldo.
M’ha detto, che con lei non (arò niente.
Eppure io mi lusingo,
Che a forza di finezze
Tutto supererò,
Che col tempo con lei tutto farò.
Per or d’Eugenia mia
Liberarmi mi preme. Un buon partito
Nardo per lei sarà: ricco, riccone;
Un villano, egli è ver, ma sapientone.
Rinaldo. (Ecco della mia bella
Il genitor felice). (da sè, in disparte
Tritemio. Per la villa si dice,
Che Nardo ha un buono stato,
E da tutti filosofo è chiamato.
Rinaldo. (Sorte, non mi tradir), (da sè) Signor.
Tritemio. Padrone.
Rinaldo. S’ella mi permettesse,
Le direi due parole.
Tritemio. Anche quattro ne ascolto, e più se vuole.
Rinaldo. Non so se mi conosca.
Tritemio. Non mi pare.
Rinaldo. Di me si può informare;
Son cavaliere, e sono i beni miei
Vicini ai suoi.
Tritemio. Mi rallegro con lei.
Rinaldo. Ell’ha una figlia.
Tritemio. Sì signor.
Rinaldo. Dirò...
Se fossi degno... Troppo ardire è questo...
Ma1... mi sprona l’amore.
- ↑ Nel testo c’è qui l’esclamativo.