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IL FILOSOFO DI CAMPAGNA | 151 |
Ma posso, se m’impegno,
Far valere per voi l’arte e l’ingegno.
Eugenia. Cara, di te mi fido. Amor, pietade
Per la padrona tua serba nel seno;
Se son felice appieno,
Almen fa ch’io non sia sìri sventurata.
Lesbina. Meglio sola che male accompagnata!
Così volete dir; sì, sì, v’intendo.
Eugenia. Dunque da te qualche soccorso attendo.
Se perde il caro lido.
Sopporta il mar che freme;
Lo scoglio è quel che teme
Il misero nocchier.
Lontan dal caro bene,
Soffro costante e peno,
Ma questo cuore almeno
Rimanga in mio poter 1. (parte
SCENA II.
Lesbina, poi Don Tritemio.
Affé, la compatisco.
Quest’anch’io la capisco.
Insegna la prudenza:
Se non si ha quel che piace, è meglio senza.
Tritemio. Che si fa, signorina?
Lesbina. Un po’ d’insalatina
Raccogliere volea pel desinare.
Tritemio. Poco fa v’ho sentito a cantuzzare.
Lesbina. È ver, colla padrona
Mi divertiva un poco.
- ↑ Quest’aria ch’è nelle prime edizione originale del Fenzo, ma fu soppressa nelle ristampa del 1756, non si trova nelle edd. Guibert-Orgeas e Zatta.