S’abbandona allorchè perde
Il bel verde - dell’età.
Eugenia. Basta, basta, non più.
Che codesta canzon, Lesbina mia,
Troppo mi desta in sen malinconia.
Lesbina. Anzi cantarla spesso,
Padrona, io vi consiglio,
Per sfuggir della rosa il rio periglio.
Eugenia. Ah! che sotto d’un padre
Asprissimo e severo,
Far buon uso non spero
Di questa età, che della donna è il fiore.
Troppo, troppo nemico ho il genitore.
Lesbina. Pur delle vostre nozze
Lo intesi ragionar.
Eugenia. Nozze infelici
Sarebbero al cuor mio le divisate
Dall’avarizia sua. Dell’uomo vile,
Che Nardo ha nome, ei mi vorria consorte.
L’abborrisco, e mi scelgo anzi la morte.
Lesbina. Non così parlereste,
S’ei proponesse al vostro cor Rinaldo.
Eugenia. Lesbina... oimè!..
Lesbina. V’ho fatto venir caldo?
Vi compatisco; un cavalier gentile,
In tutto a voi simile,
Nell’età, nel costume e nell’amore,
Far potrebbe felice il vostro cuore...
Eugenia. Ma il genitor mi nega...
Lesbina. Si supplica, si prega,
Si sospira, si piange, e se non basta,
Si fa un po’ la sdegnosa, e si contrasta.
Eugenia. Ah, mi manca il coraggio.
Lesbina. Io vi offerisco
Quel che so, quel che posso. È ver che sono